sabato 5 novembre 2016

"I Più Forti di Sempre", rassegna dei più forti calciatori d'ogni tempo: I CENTROCAMPISTI

Ruolo determinante nel gioco del calcio, il centrocampista: di rottura, di spinta, di regia o di supporto alle punte è stato popolato di atleti indimenticabili e vero puntello di dream team di ogni epoca.
E' stato particolarmente difficile isolarne 10, avrò senz'altro lasciato indietro qualcuno come Rivera , Pirlo o il nostro Giacomino Bulgarelli, (solo per restare in Italia) ma la selezione era d'obbligo.










10° Aleksej Aleksandrovič Michajličenko;
Kiev,(Ucraina) 30 marzo 1963





Il colonnello Lobanovsky diceva che anche una squadra mediocre con il cervello di Michajlicenko diventava una squadra forte, e lui di pallone se ne intendeva.
Questo giocatore, inizialmente impiegato solo come interditore, fu trasformato dal sopracitato allenatore, in un regista dal cui piede partivano tutte le azioni d’attacco.
Fece parte di quella nazionale sovietica, l’ultima prima del disfacimento dell’Urss, che improvvisamente fece irruzione sulle scene del calcio internazionale alla fine degli anni 80.
la nazionale di Alejnichev, Zavarov, Bjelanov e Dasajev, per intenderci.
Atleta di perfetta strutturazione, subì un gravissimo incidente che ne ridusse il rendimento nell’annata successiva; purtroppo l’annata successiva era quella del suo lancio planetario, a Genova, nel campionato italiano di calcio (allora al top dei campionati di tutto il mondo); per questo motivo, il suo passaggio in Italia non lasciò molto seguito, anzi, il giudizio unanime fu di un fallimento anche in ragione del carattere schivo e solitario del “russo” (in realtà ucraino), che gli impedì di legare con i compagni.
Ciò nonostante Mancini era solito dire che nel gioco della Sampdoria, Michajlicenko fosse pedina indispensabile.
Le cose migliori le fece vedere, in seguito, nei Ranger di Glasgow dove incantò il mondo con le sue geometrie illuminanti.
Vinse poco e comunque meno di quanto avrebbe potuto: 1 Coppa delle Coppe con la Dinamo Kiev, 3 campionati e una coppa nazionale in Urss
1 scudetto con la Sampdoria e 5 campionati scozzesi più 3 coppe di Scozia.
Vinse anche un oro olimpico con l’Urss nel 1988.
L’attuale carriera di allenatore/dirigente è stata avara di successi se si escludono i due campionati ucraini, vinti sempre con la Dinamo Kiev.
Sono certo che in una squadra più lungimirante e in integrità fisica Michajlicenko avrebbe potuto lasciare un solco ben più definito nella storia del calcio; per questo lo inserisco solo al 10° posto della classifica dei centrocampisti di ogni tempo., posto che, fino all’ultimo gli è stato conteso dal tedesco Berndt Schuster.

https://www.youtube.com/watch?v=83R5VxjLGo8






  Xavier Hernández Creus, detto Xavi   Terrassa (Spagna), 25 gennaio 1980




Xavi è profeta in patria, nato a pochi chilometri da Barcellona, la sua carriera sportiva si è sviluppata in loco nelle fila degli azul-grana.
Con Totti, Gerrard e Casillas era rimasto una delle ultime “bandiere” del calcio moderno ma, eccetto Totti, gli altri tre, lui compreso, hanno deciso per la prossima stagione, più o meno volontariamente, di cambiare aria e di andarsi a guadagnare,(come se fino ad ora avessero giocato per beneficienza!!) gli ultimi (sontuosi) ingaggi di una splendida carriera .
Xavi è il classico regista, ruolo antico, rivisto in chiave moderna, meno classe e più velocità di Pirlo, sono stato in forse fino all’ultimo su chi inserire al 9° posto nella categoria centrocampisti, e alla fine ho optato per lui, anche in virtù del migliore palmares.
Ma vediamolo questo palamares…
8 Campionati e 3 coppe di Spagna; 4 Champions League e 2 Coppe del Mondo per club col Barcellona
1 Campionato del Mondo (Sudafrica 2010) e due Campionati Europei ,con la nazionale spagnola
Un grande campione che, a mio avviso, ancora poteva dire la sua nel calcio che conta.

https://www.youtube.com/watch?v=HtYAIeeC8bk







Helmut Haller;  Augusta,(Germania) 21 luglio 1939Augusta, 11 ottobre 2012



All'ottavo posto della classifica dei più forti centrocampisti di sempre, ho messo Haller, forse Xavi è stato più forte e ha vinto molto di più, ma i motivi “sentimentali” hanno avuto il sopravvento.
Haller, essendo nato ad Augsburg, era tedesco, ma un tedesco sui generis: allegro, scanzonato, guascone, amante della bella vita e con un pizzico di follia nel suo gioco e nelle sue prese di posizione.
La dirigenza del Bologna lo preferì a Sivori e, secondo me, a ragione.
Venne a Bologna come trequartista e fu l’ispiratore massimo di Nielsen che, grazie ai suoi suggerimenti illuminati, riuscì a vincere per ben due volte, la classifica dei marcatori.
Il rapporto di Haller con Nielsen fu altalenante e alla fine, conflittuale, tanto che, anche a causa dell’espressa richiesta del tecnico Vycpalek, dopo sei campionati a Bologna, fu preso dalla Juventus.
A Torino il suo ruolo mutò in centrocampista di destra, più ispiratore del gioco che assist man; anche qui le cose andarono benone e, fatte salve qualche scorribanda alimentare e qualche insubordinazione (adeguate alle consuetudini dei tempi ) il contratto fu onorato con reciproca soddisfazione.
Ebbe una moglie (un vero e proprio cerbero!) che fungeva anche da pierre e da agente; una moglie molto rigida dal controllo della quale fece di tutto per sottrarsi.
Giocò anche per lungo tempo in nazionale e il suo apporto risultò determinante in occasione del mondiale del 1966 dove si caricò sulle spalle una squadra media e la portò in finale contro i padroni di casa dell’Inghilterra.
I suoi allori furono relativamente limitati:
3 scudetti. 2 con la Juventus e 1 (ahimè, l’ultimo) col Bologna.
Morì nel 2012,a causa del Morbo di Alzheimer, nella sua casa di Augsburg.


https://www.youtube.com/watch?v=ipEzADdQiSg






7°  Ruud Dil Gullit;
Amsterdam,(Olanda) 1º Settembre 1962






Rasta Ruud, Il Tulipano Nero….forse anche altri soprannomi per questo atleta dal fisico possente(190 cm per 84 kg).
Quello che è certo è che è stato uno dei più grandi centrocampisti della storia del calcio, che io ho inserito al settimo posto di questa speciale classifica, capace di cambiare la storia del Milan e della sua nazionale.
Nasce difensore centrale nella squadra olandese dell’ Haarlem; una volta passato al Feyenoord, l’allenatore di allora Gerard Kerkum, ha l’intuizione geniale di avanzarlo sulla mediana con licenza di attaccare.
E’ la mossa vincente, da buon giocatore, Gullit diventa campione di livello planetario e forse il più forte centrocampista della sua epoca.
Il Milan lo nota (mentre gioca nelle fila del PSV), in un torneo estivo; la squadra di Eindhoveen lo aveva prelevato l’anno precedente, strappandolo alle attenzioni di una squadra inglese di secondo livello, l’Ipswich.
La dirigenza milanista lo prende convintamente e per una cifra assai considerevole per quei tempi, vicina ai 14 miliardi di lire.
Con il connazionale Frankie Rijkaard, Ancelotti, Albertini e Donadoni, da vita ad un centrocampo memorabile che permette al Milan di rinverdire gli antichi fasti.
Dopo i 3 campionati vinti in Olanda (1 col Feyenoord e 2 col PSV), col Milan vinse 3 scudetti, 2 Coppe dei Campioni e 2 Coppe Intercontinentali. Il tutto impreziosito dal Pallone d’Oro ricevuto nel 1987.
Con la nazionale olandese, splendida incompiuta del calcio internazionale, vinse l’unico trofeo presente nelle bacheche orange, ovvero il Campionato Europeo del 1988.
Al termine della sua carriera, tentò quella di allenatore che non vide grandi successi eccetto la conquista della Coppa d’Inghilterra del 1997 col Chelsea.
L’ultimo “domicilio conosciuto” come occupante di panchina è in Cecenia a Grozny nel Tarek; le cose però non sono andate come sperato e a metà stagione è stato per la prima volta esonerato, prima di allora, nei vari insuccessi da tecnico, si era sempre dimesso lui.

https://www.youtube.com/watch?v=r-gxus8OOsk









Josef Masopust   Most ( Cecoslovacchia), 9 febbraio 1931Praga (Repubblica Ceca), 29 giugno 2015




“Una squadra vincente deve avere un portiere paratutto, un difensore che morde le caviglie come se non ci fosse un domani, un cervello in mezzo al campo e uno che la butta dentro” Questa frase famosa calza a pennello alla Cecoslovacchia che, un poco a sorpresa, giunse alla finale dei mondiali del 1962.
Gli identikit corrispondevano al grande portiere Scrojf, al roccioso difensore Novak, al centravanti di movimento Scherer e alla stella Masopust.
L’isolamento della guerra fredda, contribuì ad incatenare il grande Masopust al suo campionato nazionale e a non fargli frequentare tornei più confacenti alla sua classe.
Veniva fatto giocare come mezzapunta, ma amava tenere in mano la bacchetta da direttore d’orchestra, circondato da onesti pedalatori e poco più.
Giocò per tutta la sua carriera col Dukla di Praga e gli fu impedito di approdare al Benfica che lo voleva fortissimamente nei suoi ranghi.
Solo a fine carriera gli fu concessa una breve parentesi in Belgio nel Moolembek, ma ormai fuori tempo e in una squadra mediocre.
Aveva tutto quello che si poteva chiedere ad un centrocampista: forza, estro e visione di gioco.
In carriera vinse 8 campionati e 3 coppe di Cecoslovacchia e, proprio nel 1962 fu insignito del Pallone d’Oro
E’ deceduto in concomitanza con le finali del campionato europeo under 21, tenutesi proprio in Repubblica Ceca.; bellissimo e commovente il tributo dello stadio alla notizia della sua morte.

https://www.youtube.com/watch?v=sEhSrUij6fs







Arie  Haan;   Finsterwolde,(Olanda)  16 Novembre 1948



Quando si parla di calciatori olandesi e soprattutto degli anni 70, definire per loro, un ruolo preciso è impresa ardua, per Haan forse lo è anche di più, avendo frequentato quasi tutte le zone del centrocampo e anche la difesa, dove funse anche da ottimo terzino di fascia.
Diciamo che nella mia disamina, ho considerato Haan nel ruolo che più lo mise in evidenza, ovvero quello di mediano incontrista e per questo lo metto al 5° posto dei centrocampisti di ogni tempo.
Da sempre considerato un giocatore col “caratterino”, memorabili le litigate con il suo allenatore quando, giovanissimo rifiutò ripetutamente di aggregarsi alla prima squadra dell’Ajax, perché intenzionato, prima, a terminare gli studi.
Altri atleti avrebbero perso, con questo comportamento, il treno della fortuna che passa una sola volta, Haan, però, aveva qualcosa di speciale e gli fu perdonata questa, peraltro condivisibilissima, bizza.
Soprannominato “il Bombardiere” aveva un tiro violentissimo (gli unici con un tiro più forte forse il brasiliano dell’Udinese Edinho, il tedesco Bonhof ed il cecoslovacco Panenka) e Dino Zoff ne dovrebbe sapere qualcosa……
Nella nazionale olandese, giocava più indietro rispetto all’Ajax e soprattutto all’Anderlecht, dove si trasferì in seguito. Proprio alla vigilia dei mondiali del 1974 si fece male il titolare Hulshoff e Haan fu spostato sulla linea centrale di difesa in coppia con Krol, e se la cavò più che egregiamente in questo ruolo per lui inedito. Quattro anni dopo, in Argentina, giocò, addirittura terzino e sempre in modo impeccabile
A termine carriera militò anche nello Standard Liegi, prima e nel Psv alla fine.
Una volta cessata l’attività agonistica,(precocemente, direi, a soli 36 anni) iniziò quella di allenatore giramondo. Innumerevoli le panchine occupate e nei quattro angoli della terra!
Sempre un grande e meticoloso professionista, sempre il solito caratterino intransigente da primo della classe…ma, si sa, nessuno è perfetto e un campione assoluto come lui dobbiamo certamente perdonarlo.
In carriera 6 campionati vinti 3 in Olanda( con l’Ajax ) e 3 in Belgio (2 con l’Anderlecht e uno con lo Standard); oltre a quattro coppe nazionali 3 con l’Ajax e una con l’Anderlecht.
In campo internazionale, oltre a due Coppe delle Coppe conquistate con l’Anderlecht, vinse con l’Ajax 3 Coppe dei Campioni e una Coppa Intercontinentale
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https://www.youtube.com/watch?v=bvE5hPDmhSM








Nils Erik Liedholm Valdemarsvik,(Svezia) 8 ottobre 1922Cuccaro Monferrato,(Italia) 5 novembre 2007



"Tranquillo, papà: un anno, massimo due, e poi torno”. Queste le parole del giovane Liedholm alla vigilia del suo trasferimento al Milan nell’Agosto del 1949!
Alla fine, dall’Italia non si mosse più, vestendo progressivamente i panni di grandissimo calciatore, immenso allenatore e validissimo vignaiolo.
Col connazionale Gren diede vita ad una delle linee centrali più “cerebrali” della storia del calcio, finalizzata a stoppare i “pensatori” avversari e a lanciare l’altro, grandissimo, connazionale Nordahl..
Si racconta che gli fu tributato un applauso a scena aperta da tutto S.Siro, quando sbagliò il primo passaggio dopo un anno e mezzo in cui non ne aveva fallito nemmeno uno!
Con la nazionale svedese diede vita ad un periodo d’oro sul finire degli anni 50, arrivando ad un soffio dalla conquista del mondiale…purtroppo trovarono sulla loro strada il Brasile di Garrincha e il trio Pelè,Vavà e Didì!
Appese le scarpette al chiodo, la sua intelligenza tattica non poteva essere sprecata e diventò allenatore, un allenatore che ha fatto storia e che è stato d’ispirazione per tutti quelli che sono venuti dopo, uno degli allenatori che portò “il gioco a zona” nel tempio della “marcatura a uomo”, provocando uno sbrodolamento di critiche da parte di tutti i commentatori sportivi dell’epoca.
In carriera un oro olimpico con la nazionale svedese, 5 scudetti (4 da giocatore ed 1 da allenatore )col Milan ed uno,sempre da allenatore con la Roma,con l’aggiunta di 3 Coppe Italia.
Lo metto al quarto posto della classifica all time dei centrocampisti.
Morì a ottantacinque anni nella sua casa in Piemonte dove produceva un ottimo vino.
Persona garbata ebbe il soprannome di Barone e mai soprannome fu più adeguato; ironico e sempre sincero, forse l’unica bugia della sua vita fu quella detta al padre prima di lasciare la Svezia….

https://www.youtube.com/watch?v=2VmLZSep-KE







José Leandro Andrade  Salto (Uruguay), 20 novembre 1901Montevideo (Uruguay), 5 ottobre 1957





La Maravilla Negra, l’Eroe dei 2 Mondi venne al mondo nella poverissima favela di Salto da madre argentina e padre brasiliano; le pessime condizioni economiche della famiglia, lo indussero a tentare di sbarcare il lunario facendo il calzolaio, senza rinunciare alla sua passione per la musica, esercitata suonando il tamburo ed il violino.
Le sue enormi potenzialità atletiche e la sua classe cristallina lo fecero subito notare dal Bella Vista che lo fece giocare sulla fascia destra, anche se lui preferiva il centro del campo, dove, nel corso della partita, si portava immancabilmente
Poi militò nelle maggiori squadre di club della nazione ovvero Nacional e Penarol.
Convocato in nazionale in vista delle Olimpiadi di Parigi del “24, essa riesce a partire, tra mille peripezie, a causa della mancanza di denaro e una volta sbarcata in Spagna, si mantiene giocando partite a pagamento con squadre locali, coi proventi delle quali, riesce ad arrivare a destinazione.
Di quella competizione Andrade è l’assoluta star, gioco fantasioso, fitta rete di passaggi in velocità, il pallino del gioco è sempre nelle mani di questo calciatore fortissimo che impone ai suoi di muoversi anche senza palla, una novità per l’epoca!
Oltre alle grandi capacità calcistiche, Andrade fu anche un “viveur” dedito all’alcool e alle belle donne; proprio durante le olimpiadi parigine, una notte si dileguò dalla sua camera, fu ritrovato il giorno dopo nel letto della famosa Josephine Baker, attorniato dalla stessa e da altre tre ragazze; condotto direttamente allo stadio per affrontare la Francia fu principale artefice del successo per 5-1 della “Celeste” sui padroni di casa.
Il successo fu bissato nel 1928, ma la vittoria più grande la ottenne nel 1930, quando l’Uruguay vinse la prima edizione del campionato del Mondo. In quel frangente Andrade non è più l’agile funambolo degli anni precedenti ma si è trasformato nel metronomo che da i tempi e le architetture del gioco.
Una volta terminata la carriera, non riuscì a reinventarsi un ruolo nel calcio e nemmeno in altri campi; dedito sempre più all’alcool e dimenticato da tutti, si spense nell’Ottobre del 1957, il cadavere fu ritrovato dopo qualche giorno con vicino una vecchia scatola di scarpe con dentro le medaglie ricevute nella sua carriera.
Lo pongo, anche
se molti non ne avranno neanche sentito il nome, al terzo posto della classifica “all time” dei centrocampisti.


https://www.youtube.com/watch?v=ZNmE73Lat-U









Andrés Iniesta Luján
 
Fuentealbilla (Spagna), 11 maggio 1984




Messi senza Don Andres perde il 50% della sua potenzialità”, parole di Johann Cruijff, uno che di pallone se ne intende!
Noi siamo perfettamente d’accordo; il duo Xavi/Iniesta è stato determinante per la parabola esponenziale del Barcellona, ben oltre la classe del campione argentino.
Iniesta, in particolare, si è sempre saputo districare a meraviglia nelle maglie centrali del centrocampo catalano, assumendo via via, il ruolo di incontrista, di regista e di appoggio alle punte.
Dribblatore funambolico, possiede giocate da giocatore di calcio a 5 (sport da lui praticato in gioventù) che lo rendono praticamente immarcabile. La Spagna non ha sostituti in quel ruolo e quando lui abbandonerà il calcio giocato si avrà chiara la portata della sua assenza.
Al posto d’onore della mia classifica dei centrocampisti di ogni tempo, in carriera ha vinto:  un Campionato del Mondo e due Campionati d’Europa con le Furie Rosse, col Barcellona quattro Champions League e 2 Coppe Intercontinentali, oltre che sette campionati e tre coppe di Spagna.
Ha ancora 32 anni, il palmarès sarà senz’altro rimpinguato prima del termine della carriera.

https://www.youtube.com/watch?v=5Jv5VrCtLk8







Marco Tardelli
Capanne di Careggine( Lucca), 24 settembre 1954



Il mitico “Schizzo” “il più grande centrocampista della storia del calcio” secondo il famoso allenatore brasiliano Claudio Coutinho. Un giocatore eclettico, nato terzino fluidificante, trasformato da Parola e Trapattoni in centrocampista incontrista, lasciato libero da Bearzot di fare quel che gli sembrasse più vantaggioso per la nazionale, senza dimenticare, però, di dare un occhio al giocatore più forte degli avversari.
Non ha mai amato Rivera e resta negli annali il cartellino giallo ricevuto, per averlo falciato dopo tre secondi di gioco.
Dopo il suo esordio nel Pisa e il passaggio al Como , fu notato dagli osservatori dell’Inter che decisero di portarlo a Milano; ma la trattativa si dilungò eccessivamente e così si inserì la Juventus che, con soli 950 milioni di lire cash, lo soffiò ai nerazzurri.
Al suo arrivo a Torino, Boniperti lo prese sotto braccio e ricordandogli le sue posizioni politiche vicine all’estrema sinistra, gli disse che nella Juve non c’erano rappresentanze sindacali.
In carriera Tardelli ha vinto tutto ciò che era possibile vincere, giocando in tutti i ruoli eccetto portiere e centravanti.
Il suo urlo liberatorio dopo il magnifico goal alla Germania, nella finale del Mundial spagnolo dell’82,rimarrà per sempre nell’immaginario collettivo della “football community” e rappresenta l’icona stessa del calcio italiano.
Corridore prodigioso, nonostante le 20 sigarette giornaliere, fu anche un sex symbol per le donne ( essendo l’unico a cui Moana Pozzi, diede 8 nel suo libro di memorie).
Oltre al già citato campionato del mondo dell’82, Tardelli vinse con la Juventus una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe e una Coppa Uefa, nonché 5 scudetti e due Coppe Italia.
Nella seguente carriera di allenatore vinse il Campionato d’Europa under 21 nel 2000.
Per me il numero uno indiscusso dei centrocampisti d’ogni epoca.

https://www.youtube.com/watch?v=6WswigA9Zns







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