Ruolo determinante nel gioco del calcio, il centrocampista: di rottura, di spinta, di regia o di supporto alle punte è stato popolato di atleti indimenticabili e vero puntello di dream team di ogni epoca.
E' stato particolarmente difficile isolarne 10, avrò senz'altro lasciato indietro qualcuno come Rivera , Pirlo o il nostro Giacomino Bulgarelli, (solo per restare in Italia) ma la selezione era d'obbligo.
10° Aleksej
Aleksandrovič Michajličenko;
Kiev,(Ucraina) 30
marzo 1963
Il colonnello Lobanovsky diceva che anche una squadra mediocre con il
cervello di Michajlicenko diventava una squadra forte, e lui di pallone se ne
intendeva.
Questo giocatore, inizialmente impiegato solo come interditore, fu trasformato
dal sopracitato allenatore, in un regista dal cui piede partivano tutte le
azioni d’attacco.
Fece parte di quella nazionale sovietica, l’ultima prima del disfacimento
dell’Urss, che improvvisamente fece irruzione sulle scene del calcio
internazionale alla fine degli anni 80.
la nazionale di Alejnichev, Zavarov, Bjelanov e Dasajev, per intenderci.
Atleta di perfetta strutturazione, subì un gravissimo incidente che ne ridusse
il rendimento nell’annata successiva; purtroppo l’annata successiva era quella
del suo lancio planetario, a Genova, nel campionato italiano di calcio (allora
al top dei campionati di tutto il mondo); per questo motivo, il suo passaggio
in Italia non lasciò molto seguito, anzi, il giudizio unanime fu di un
fallimento anche in ragione del carattere schivo e solitario del “russo” (in
realtà ucraino), che gli impedì di legare con i compagni.
Ciò nonostante Mancini era solito dire che nel gioco della Sampdoria, Michajlicenko
fosse pedina indispensabile.
Le cose migliori le fece vedere, in seguito, nei Ranger di Glasgow dove incantò
il mondo con le sue geometrie illuminanti.
Vinse poco e comunque meno di quanto avrebbe potuto: 1 Coppa delle Coppe con la
Dinamo Kiev, 3 campionati e una coppa nazionale in Urss
1 scudetto con la Sampdoria e 5 campionati scozzesi più 3 coppe di Scozia.
Vinse anche un oro olimpico con l’Urss nel 1988.
L’attuale carriera di allenatore/dirigente è stata avara di successi se si
escludono i due campionati ucraini, vinti sempre con la Dinamo Kiev.
Sono certo che in una squadra più lungimirante e in integrità fisica
Michajlicenko avrebbe potuto lasciare un solco ben più definito nella storia
del calcio; per questo lo inserisco solo al 10° posto della classifica dei
centrocampisti di ogni tempo., posto che, fino all’ultimo gli è stato conteso
dal tedesco Berndt Schuster.
https://www.youtube.com/watch?v=83R5VxjLGo8
9° Xavier Hernández Creus, detto Xavi
Terrassa
(Spagna), 25
gennaio 1980
Xavi è profeta in patria, nato a pochi chilometri
da Barcellona, la sua carriera sportiva si è sviluppata in loco nelle fila
degli azul-grana.
Con Totti, Gerrard e Casillas era rimasto una delle ultime “bandiere” del
calcio moderno ma, eccetto Totti, gli altri tre, lui compreso, hanno deciso per
la prossima stagione, più o meno volontariamente, di cambiare aria e di andarsi
a guadagnare,(come se fino ad ora avessero giocato per beneficienza!!) gli
ultimi (sontuosi) ingaggi di una splendida carriera .
Xavi è il classico regista, ruolo antico, rivisto in chiave moderna, meno
classe e più velocità di Pirlo, sono stato in forse fino all’ultimo su chi
inserire al 9° posto nella categoria centrocampisti, e alla fine ho optato per
lui, anche in virtù del migliore palmares.
Ma vediamolo questo palamares…
8 Campionati e 3 coppe di Spagna; 4 Champions League e 2 Coppe del Mondo per
club col Barcellona
1 Campionato del Mondo (Sudafrica 2010) e due Campionati Europei ,con la
nazionale spagnola
Un grande campione che, a mio avviso, ancora poteva dire la sua nel calcio che
conta.
https://www.youtube.com/watch?v=HtYAIeeC8bk
8° Helmut Haller; Augusta,(Germania) 21
luglio 1939 – Augusta, 11
ottobre 2012
All'ottavo posto della
classifica dei più forti centrocampisti di sempre, ho messo Haller, forse
Xavi è stato più forte e ha vinto molto di più, ma i motivi “sentimentali”
hanno avuto il sopravvento.
Haller, essendo nato ad Augsburg, era tedesco, ma un tedesco sui generis:
allegro, scanzonato, guascone, amante della bella vita e con un pizzico di
follia nel suo gioco e nelle sue prese di posizione.
La dirigenza del Bologna lo preferì a Sivori e, secondo me, a ragione.
Venne a Bologna come trequartista e fu l’ispiratore massimo di Nielsen che,
grazie ai suoi suggerimenti illuminati, riuscì a vincere per ben due volte, la
classifica dei marcatori.
Il rapporto di Haller con Nielsen fu altalenante e alla fine, conflittuale,
tanto che, anche a causa dell’espressa richiesta del tecnico Vycpalek, dopo sei
campionati a Bologna, fu preso dalla Juventus.
A Torino il suo ruolo mutò in centrocampista di destra, più ispiratore del
gioco che assist man; anche qui le cose andarono benone e, fatte salve qualche
scorribanda alimentare e qualche insubordinazione (adeguate alle consuetudini
dei tempi ) il contratto fu onorato con reciproca soddisfazione.
Ebbe una moglie (un vero e proprio cerbero!) che fungeva anche da pierre e da
agente; una moglie molto rigida dal controllo della quale fece di tutto per
sottrarsi.
Giocò anche per lungo tempo in nazionale e il suo apporto risultò determinante
in occasione del mondiale del 1966 dove si caricò sulle spalle una squadra media
e la portò in finale contro i padroni di casa dell’Inghilterra.
I suoi allori furono relativamente limitati:
3 scudetti. 2 con la Juventus e 1 (ahimè, l’ultimo) col Bologna.
Morì nel 2012,a causa del Morbo di Alzheimer, nella sua casa di Augsburg.
https://www.youtube.com/watch?v=ipEzADdQiSg
7° Ruud Dil Gullit;
Amsterdam,(Olanda)
1º
Settembre 1962
Rasta Ruud, Il Tulipano Nero….forse anche altri soprannomi per questo
atleta dal fisico possente(190 cm per 84 kg).
Quello che è certo è che è stato uno dei più grandi centrocampisti della storia
del calcio, che io ho inserito al settimo posto di questa speciale classifica,
capace di cambiare la storia del Milan e della sua nazionale.
Nasce difensore centrale nella squadra olandese dell’ Haarlem; una volta
passato al Feyenoord, l’allenatore di allora Gerard Kerkum, ha l’intuizione
geniale di avanzarlo sulla mediana con licenza di attaccare.
E’ la mossa vincente, da buon giocatore, Gullit diventa campione di livello
planetario e forse il più forte centrocampista della sua epoca.
Il Milan lo nota (mentre gioca nelle fila del PSV), in un torneo estivo; la
squadra di Eindhoveen lo aveva prelevato l’anno precedente, strappandolo alle
attenzioni di una squadra inglese di secondo livello, l’Ipswich.
La dirigenza milanista lo prende convintamente e per una cifra assai
considerevole per quei tempi, vicina ai 14 miliardi di lire.
Con il connazionale Frankie Rijkaard, Ancelotti, Albertini e Donadoni, da vita
ad un centrocampo memorabile che permette al Milan di rinverdire gli antichi
fasti.
Dopo i 3 campionati vinti in Olanda (1 col Feyenoord e 2 col PSV), col Milan
vinse 3 scudetti, 2 Coppe dei Campioni e 2 Coppe Intercontinentali. Il tutto
impreziosito dal Pallone d’Oro ricevuto nel 1987.
Con la nazionale olandese, splendida incompiuta del calcio internazionale,
vinse l’unico trofeo presente nelle bacheche orange, ovvero il Campionato
Europeo del 1988.
Al termine della sua carriera, tentò quella di allenatore che non vide grandi
successi eccetto la conquista della Coppa d’Inghilterra del 1997 col Chelsea.
L’ultimo “domicilio conosciuto” come occupante di panchina è in Cecenia a
Grozny nel Tarek; le cose però non sono andate come sperato e a metà stagione è
stato per la prima volta esonerato, prima di allora, nei vari insuccessi da
tecnico, si era sempre dimesso lui.
https://www.youtube.com/watch?v=r-gxus8OOsk
6° Josef Masopust Most
( Cecoslovacchia), 9 febbraio 1931
– Praga (Repubblica Ceca), 29 giugno 2015
“Una squadra vincente deve avere un portiere paratutto, un difensore che
morde le caviglie come se non ci fosse un domani, un cervello in mezzo al campo
e uno che la butta dentro” Questa frase famosa calza a pennello alla
Cecoslovacchia che, un poco a sorpresa, giunse alla finale dei mondiali del
1962.
Gli identikit corrispondevano al grande portiere Scrojf, al roccioso difensore
Novak, al centravanti di movimento Scherer e alla stella Masopust.
L’isolamento della guerra fredda, contribuì ad incatenare il grande Masopust al
suo campionato nazionale e a non fargli frequentare tornei più confacenti alla
sua classe.
Veniva fatto giocare come mezzapunta, ma amava tenere in mano la bacchetta da
direttore d’orchestra, circondato da onesti pedalatori e poco più.
Giocò per tutta la sua carriera col Dukla di Praga e gli fu impedito di
approdare al Benfica che lo voleva fortissimamente nei suoi ranghi.
Solo a fine carriera gli fu concessa una breve parentesi in Belgio nel
Moolembek, ma ormai fuori tempo e in una squadra mediocre.
Aveva tutto quello che si poteva chiedere ad un centrocampista: forza, estro e
visione di gioco.
In carriera vinse 8 campionati e 3 coppe di Cecoslovacchia e, proprio nel 1962
fu insignito del Pallone d’Oro
E’ deceduto in concomitanza con le finali del campionato europeo under 21,
tenutesi proprio in Repubblica Ceca.; bellissimo e commovente il tributo dello
stadio alla notizia della sua morte.
https://www.youtube.com/watch?v=sEhSrUij6fs
5° Arie Haan; Finsterwolde,(Olanda) 16
Novembre 1948
Quando si
parla di calciatori olandesi e soprattutto degli anni 70, definire per loro, un
ruolo preciso è impresa ardua, per Haan forse lo è anche di più, avendo
frequentato quasi tutte le zone del centrocampo e anche la difesa, dove funse
anche da ottimo terzino di fascia.
Diciamo che nella mia disamina, ho considerato Haan nel ruolo che più lo mise in
evidenza, ovvero quello di mediano incontrista e per questo lo metto al 5°
posto dei centrocampisti di ogni tempo.
Da sempre considerato un giocatore col “caratterino”, memorabili le litigate
con il suo allenatore quando, giovanissimo rifiutò ripetutamente di aggregarsi
alla prima squadra dell’Ajax, perché intenzionato, prima, a terminare gli
studi.
Altri atleti avrebbero perso, con questo comportamento, il treno della fortuna
che passa una sola volta, Haan, però, aveva qualcosa di speciale e gli fu
perdonata questa, peraltro condivisibilissima, bizza.
Soprannominato “il Bombardiere” aveva un tiro violentissimo (gli unici con un
tiro più forte forse il brasiliano dell’Udinese Edinho, il tedesco Bonhof ed il
cecoslovacco Panenka) e Dino Zoff ne dovrebbe sapere qualcosa……
Nella nazionale olandese, giocava più indietro rispetto all’Ajax e soprattutto
all’Anderlecht, dove si trasferì in seguito. Proprio alla vigilia dei mondiali
del 1974 si fece male il titolare Hulshoff e Haan fu spostato sulla linea
centrale di difesa in coppia con Krol, e se la cavò più che egregiamente in
questo ruolo per lui inedito. Quattro anni dopo, in Argentina, giocò, addirittura
terzino e sempre in modo impeccabile
A termine carriera militò anche nello Standard Liegi, prima e nel Psv alla fine.
Una volta cessata l’attività agonistica,(precocemente, direi, a soli 36 anni)
iniziò quella di allenatore giramondo. Innumerevoli le panchine occupate e nei
quattro angoli della terra!
Sempre un grande e meticoloso professionista, sempre il solito caratterino
intransigente da primo della classe…ma, si sa, nessuno è perfetto e un campione
assoluto come lui dobbiamo certamente perdonarlo.
In carriera 6 campionati vinti 3 in Olanda( con l’Ajax ) e 3 in Belgio (2 con
l’Anderlecht e uno con lo Standard); oltre a quattro coppe nazionali 3 con
l’Ajax e una con l’Anderlecht.
In campo internazionale, oltre a due Coppe delle Coppe conquistate con
l’Anderlecht, vinse con l’Ajax 3 Coppe dei Campioni e una Coppa
Intercontinentale.
https://www.youtube.com/watch?v=bvE5hPDmhSM
4° Nils Erik Liedholm Valdemarsvik,(Svezia)
8
ottobre 1922 – Cuccaro Monferrato,(Italia) 5
novembre 2007
"Tranquillo, papà: un anno, massimo due, e poi torno”. Queste le
parole del giovane Liedholm alla vigilia del suo trasferimento al Milan
nell’Agosto del 1949!
Alla fine, dall’Italia non si mosse più, vestendo progressivamente i panni di
grandissimo calciatore, immenso allenatore e validissimo vignaiolo.
Col connazionale Gren diede vita ad una delle linee centrali più “cerebrali”
della storia del calcio, finalizzata a stoppare i “pensatori” avversari e a
lanciare l’altro, grandissimo, connazionale Nordahl..
Si racconta che gli fu tributato un applauso a scena aperta da tutto S.Siro,
quando sbagliò il primo passaggio dopo un anno e mezzo in cui non ne aveva
fallito nemmeno uno!
Con la nazionale svedese diede vita ad un periodo d’oro sul finire degli anni
50, arrivando ad un soffio dalla conquista del mondiale…purtroppo trovarono
sulla loro strada il Brasile di Garrincha e il trio Pelè,Vavà e Didì!
Appese le scarpette al chiodo, la sua intelligenza tattica non poteva essere
sprecata e diventò allenatore, un allenatore che ha fatto storia e che è stato
d’ispirazione per tutti quelli che sono venuti dopo, uno degli allenatori che
portò “il gioco a zona” nel tempio della “marcatura a uomo”, provocando uno sbrodolamento
di critiche da parte di tutti i commentatori sportivi dell’epoca.
In carriera un oro olimpico con la nazionale svedese, 5 scudetti (4 da
giocatore ed 1 da allenatore )col Milan ed uno,sempre da allenatore con la
Roma,con l’aggiunta di 3 Coppe Italia.
Lo metto al quarto posto della classifica all time dei centrocampisti.
Morì a ottantacinque anni nella sua casa in Piemonte dove produceva un ottimo
vino.
Persona garbata ebbe il soprannome di Barone e mai soprannome fu più adeguato;
ironico e sempre sincero, forse l’unica bugia della sua vita fu quella detta al
padre prima di lasciare la Svezia….
https://www.youtube.com/watch?v=2VmLZSep-KE
3°José Leandro Andrade Salto
(Uruguay), 20 novembre 1901 – Montevideo
(Uruguay), 5
ottobre 1957
La Maravilla Negra, l’Eroe dei 2 Mondi venne al mondo nella poverissima
favela di Salto da madre argentina e padre brasiliano; le pessime condizioni
economiche della famiglia, lo indussero a tentare di sbarcare il lunario
facendo il calzolaio, senza rinunciare alla sua passione per la musica,
esercitata suonando il tamburo ed il violino.
Le sue enormi potenzialità atletiche e la sua classe cristallina lo fecero
subito notare dal Bella Vista che lo fece giocare sulla fascia destra, anche se
lui preferiva il centro del campo, dove, nel corso della partita, si portava
immancabilmente
Poi militò nelle maggiori squadre di club della nazione ovvero Nacional e
Penarol.
Convocato in nazionale in vista delle Olimpiadi di Parigi del “24, essa riesce
a partire, tra mille peripezie, a causa della mancanza di denaro e una volta
sbarcata in Spagna, si mantiene giocando partite a pagamento con squadre locali,
coi proventi delle quali, riesce ad arrivare a destinazione.
Di quella competizione Andrade è l’assoluta star, gioco fantasioso, fitta rete
di passaggi in velocità, il pallino del gioco è sempre nelle mani di questo
calciatore fortissimo che impone ai suoi di muoversi anche senza palla, una
novità per l’epoca!
Oltre alle grandi capacità calcistiche, Andrade fu anche un “viveur” dedito
all’alcool e alle belle donne; proprio durante le olimpiadi parigine, una notte
si dileguò dalla sua camera, fu ritrovato il giorno dopo nel letto della famosa
Josephine Baker, attorniato dalla stessa e da altre tre ragazze; condotto
direttamente allo stadio per affrontare la Francia fu principale artefice del
successo per 5-1 della “Celeste” sui padroni di casa.
Il successo fu bissato nel 1928, ma la vittoria più grande la ottenne nel 1930,
quando l’Uruguay vinse la prima edizione del campionato del Mondo. In quel
frangente Andrade non è più l’agile funambolo degli anni precedenti ma si è
trasformato nel metronomo che da i tempi e le architetture del gioco.
Una volta terminata la carriera, non riuscì a reinventarsi un ruolo nel calcio
e nemmeno in altri campi; dedito sempre più all’alcool e dimenticato da tutti,
si spense nell’Ottobre del 1957, il cadavere fu ritrovato dopo qualche giorno
con vicino una vecchia scatola di scarpe con dentro le medaglie ricevute nella
sua carriera.
Lo pongo, anche se molti non ne avranno neanche sentito il nome, al terzo posto
della classifica “all time” dei centrocampisti.
https://www.youtube.com/watch?v=ZNmE73Lat-U
2° Andrés Iniesta Luján
Fuentealbilla
(Spagna), 11
maggio 1984
“Messi senza Don Andres perde il 50% della sua
potenzialità”, parole di Johann Cruijff, uno che di pallone se ne intende!
Noi siamo perfettamente d’accordo; il duo Xavi/Iniesta è stato determinante per
la parabola esponenziale del Barcellona, ben oltre la classe del campione
argentino.
Iniesta, in particolare, si è sempre saputo districare a meraviglia nelle
maglie centrali del centrocampo catalano, assumendo via via, il ruolo di
incontrista, di regista e di appoggio alle punte.
Dribblatore funambolico, possiede giocate da giocatore di calcio a 5 (sport da
lui praticato in gioventù) che lo rendono praticamente immarcabile. La Spagna
non ha sostituti in quel ruolo e quando lui abbandonerà il calcio giocato si
avrà chiara la portata della sua assenza.
Al posto d’onore della mia classifica dei centrocampisti di ogni tempo, in
carriera ha vinto: un Campionato del
Mondo e due Campionati d’Europa con le Furie Rosse, col Barcellona quattro
Champions League e 2 Coppe Intercontinentali, oltre che sette campionati e tre
coppe di Spagna.
Ha ancora 32 anni, il palmarès sarà senz’altro rimpinguato prima del termine
della carriera.
https://www.youtube.com/watch?v=5Jv5VrCtLk8
1° Marco Tardelli
Capanne
di Careggine( Lucca), 24
settembre 1954
Il mitico “Schizzo” “il più grande centrocampista della storia del
calcio” secondo il famoso allenatore brasiliano Claudio Coutinho. Un giocatore
eclettico, nato terzino fluidificante, trasformato da Parola e Trapattoni in
centrocampista incontrista, lasciato libero da Bearzot di fare quel che gli
sembrasse più vantaggioso per la nazionale, senza dimenticare, però, di dare un
occhio al giocatore più forte degli avversari.
Non ha mai amato Rivera e resta negli annali il cartellino giallo ricevuto, per
averlo falciato dopo tre secondi di gioco.
Dopo il suo esordio nel Pisa e il passaggio al Como , fu notato dagli
osservatori dell’Inter che decisero di portarlo a Milano; ma la trattativa si
dilungò eccessivamente e così si inserì la Juventus che, con soli 950 milioni
di lire cash, lo soffiò ai nerazzurri.
Al suo arrivo a Torino, Boniperti lo prese sotto braccio e ricordandogli le sue
posizioni politiche vicine all’estrema sinistra, gli disse che nella Juve non
c’erano rappresentanze sindacali.
In carriera Tardelli ha vinto tutto ciò che era possibile vincere, giocando in
tutti i ruoli eccetto portiere e centravanti.
Il suo urlo liberatorio dopo il magnifico goal alla Germania, nella finale del
Mundial spagnolo dell’82,rimarrà per sempre nell’immaginario collettivo della
“football community” e rappresenta l’icona stessa del calcio italiano.
Corridore prodigioso, nonostante le 20 sigarette giornaliere, fu anche un sex
symbol per le donne ( essendo l’unico a cui Moana Pozzi, diede 8 nel suo libro
di memorie).
Oltre al già citato campionato del mondo dell’82, Tardelli vinse con la
Juventus una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe e una Coppa Uefa, nonché
5 scudetti e due Coppe Italia.
Nella seguente carriera di allenatore vinse il Campionato d’Europa under 21 nel
2000.
Per me il numero uno indiscusso dei centrocampisti d’ogni epoca.
https://www.youtube.com/watch?v=6WswigA9Zns
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